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Aggiornamento: 2 ago


Stretching, come farlo nel modo giusto e 10 falsi miti da sfatare

Dieci convinzioni sbagliate a proposito dell'allungamento muscolare per imparare a fare stretching nel modo più corretto


Stretching o non stretching, questo è il problema.

Usando una semi-citazione di Shakespeare, riassumiamo quello che è diventato uno dei più grandi dilemmi del runner.

Che siate a favore o contro o indecisi, qui di seguito dieci convinzioni sbagliate a proposito di allungamento muscolare, per fare chiarezza su un'attività comunque fondamentale anche per chi corre.


1. NON SERVE A NIENTE

Verissimo: non serve a niente... se non lo si pratica. Allenare l’estensibilità muscolare rappresenta un tipo di allenamento che può avere paradossalmente lo stesso effetto di un allenamento di forza. Questo perché la forza prodotta dalla contrazione muscolare è direttamente proporzionale, ci si perdoni il linguaggio "difficilotto", al numero di cross bridges attivati per accorciare la distanza tra sarcomeri muscolari, ossia le piccole unità della fibra composti principalmente da miosina e actina.

Se facciamo lavorare spesso i muscoli con lo stretching, dunque, faremo sì che partano da una distanza più vantaggiosa per attivare il numero di ponti (bridges) massimo possibile. Come ogni tipo di allenamento, il suo effetto è reversibile, dunque consigliamo di praticare lo stretching anche in una sessione dedicata, da una a tre volte alla settimana.


2. STRETCHING E' SINONIMO DI RISCALDAMENTO E/O DEFATICAMENTO

Falso, lo stretching può far parte di entrambe le fasi di allenamento, ma non va considerato alla stregua di esse. Il warmup, in italiano “attivazione”, ma ormai accettato come “riscaldamento” (termine che ne individua solo un aspetto), è quella routine di esercizi da eseguire prima di cominciare ad allenarsi o a gareggiare. Lo stretching può essere uno degli aspetti del warmup, in quanto contribuisce all’attivazione del processo di vascolarizzazione, nonché alla lubrificazione delle articolazione, ma non riesce a rendere i muscoli caldi a sufficienza per una normale attività, né pronti a sforzi pesanti.


3. NON IMPORTA LA POSTURA

Sbagliare gli esercizi di stretching è (forse) peggio che non farli. La postura è importantissima, tanto da determinarne l’efficacia e la buona riuscita, così come una buona esecuzione. Il corpo umano, oltre a ricercare ciò che lo fa star bene, rifugge ciò che lo fa star male. Dunque se un esercizio di allungamento provoca dolore, generalmente cerchiamo di compensare approfittando della generosità di altri distretti. Un esempio: se non riusciamo a toccare terra flettendo il busto in avanti, generalmente compensiamo con una postura sbagliata, piegando le ginocchia oppure incassando il collo nelle spalle. Occhi più esperti potranno notare ulteriori compensi con rotazione del bacino o della schiena.


4. SI PUO' FARE ANCHE IN FRETTA

Falso. Così come, iniziando a correre, c’è da “rompere il fiato”, lo stesso avviene, in maniera meno percepibile, anche per lo stretching. Il muscolo, specialmente se poco abituato al tipo di lavoro, ha bisogno di qualche minuto per potersi distendere a dovere. Per ridurre questo tempo può essere d’aiuto fare qualche esercizio propedeutico al rilassamento, come la respirazione addominale. Affrettare i tempi allungandosi bruscamente può portare a far lavorare un muscolo più di un altro, risentendo poi gli effetti sui successivi allenamenti o performance.


5. UTILE SOLO SE FA MALE

Se affrontato con le dovute attenzioni, lo stretching può anche rivelarsi un allenamento piacevole. È indubbio che richiederà tempo e buona applicazione per risultarlo appieno. Se proprio non riuscite ad avere “buone vibrazioni” dalla sessione, cercate di richiamare alla mente come il corpo si sente libero e sciolto nel post. Attenzione: lo stretching di tipo balistico, ossia la metodologia con cui si cerca di raggiungere il massimo allungamento per frazioni di secondo con l’aiuto di una spinta/rimbalzo, è da lasciare ad atleti evoluti di certi sport: il rischio di questo tipo di stretching è infatti che i fusi neuromuscolari comandino una contrazione riflessa per evitare lesioni, ottenendo così il risultato contrario a quello desiderato.


6. LA RESPIRAZIONE NON INFLUISCE

Falso, ma non troppo. Una perfetta gestione delle fasi di inspirazione e di espirazione contribuisce ad avere una postura migliore e dunque a potersi allungare in maniera ottimale. Durante l’espirazione si ha un tono vagale che contribuisce al massimo allungamento. Tuttavia, se si è in grado di gestire bene l’esercizio, sarà sufficiente respirare come viene naturale. È fondamentale evitare le apnee.


7. NO PRIMA DELLA GARA O DELL'ALLENAMENTO

Un’attenzione speciale, come allenatori e atleti, a usare lo stretching in questa fase, è quella del profilo di umore. Avendo effetto rilassante sia sui muscoli che sulla mente, lo stretching è ottimo per tutti i runner che “corrono con l’ansia”: contribuirà a riportarli in uno stato vigile ma senza soffrire la pressione della gara. Al contrario, è bene fare solo brevi esercizi di stretching quando l’atleta si presenta con poca motivazione. Meglio aspettare che si “ricarichi”.


8. OBBLIGATORIO SUBITO DOPO UNO SFORZO

No, dopo allenamenti o gare non è così necessario e talvolta neanche tanto benefico. Al termine di uno sforzo anche impegnativo non è detto che il muscolo sia necessariamente contratto. Anzi, a fine sessione è molto caldo, elastico e minimamente viscoso. Il movimento, comunque traumatico, della corsa crea microlesioni muscolari, per cui un allungamento, se brusco, aumenta il numero di miofibrille da “ricucire”, contribuendo solamente ad aumentare il tempo di recupero. Non è male, invece, fare stretching in una sessione dedicata.


9. STRETCHING DINAMICO O STATICO SONO SIMILI

In realtà tra i due tipi di stretching c’è un grandissimo divario. Al primo si riconosce di avere più sport-specificità ed essere, oltre che più divertente, anche un ottimo modo di cominciare il warm up atletico. Spezziamo tuttavia anche una lancia per il secondo: lo statico è lo stesso molto efficace anche perché di facile esecuzione. Negli ultimi anni la metodologia sportiva utilizza una forma intermedia di stretching: l’allungamento, statico, che viene potenziato dalla contrazione dei muscoli antagonisti a quelli che si stanno stirando.


10. SI PUO' FARE DAPPERTUTTO

Per sfatare questo cliché, immaginatevi nel mezzo di una calca a fine gara, magari con i vostri amici che devono tornare a casa velocemente, o con la pioggia incombente. Oppure, una volta tornati/e a casa, la vostra famiglia vuole riprendersi il tempo che avete dedicato a voi stessi. No, proprio non è il caso d’iniziare una sessione di stretching. E allora che fare? Sorridete e rimandate la sessione a più tardi nel pomeriggio o al giorno dopo. Nel frattempo il muscolo penserà ad autoripararsi, mentre voi vi dedicherete alla vostra vita. Mi raccomando, quando sarà il momento di stretchare, assicuratevi che nessuno vi interrompa per almeno venti minuti: avvisate chi vi sta intorno, silenziate il telefono, chiudete la porta (se al chiuso) e possibilmente accompagnate il tutto con una musica adeguata (chi ha detto che non si possa conciliare lo stretching con gli AC/DC?).



Prof. Enrico Olivieri

  • 👉Personal Trainer

  • 👉Preparatore Atletico

  • 👉Chinesiologo

  • 👉Fitness Manager

  • 👉Fitness Expert

  • 👉Fitness Presenter

  • 👉Ideatore STRIKEFIT.IT

  • 👉Co-Ideatore RUNPIU.IT

  • 👉Laurea con LODE Scienze Motorie


 
 
 

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I disturbi del sonno sono spesso sottovalutati, eppure rappresentano una problematica molto diffusa. Chi ne soffre, in genere, adotta tutta una serie di strategie per tenerli sotto controllo. Fra queste, una delle meno diffuse è rappresentata dallo stretching. Eppure, si tratta di esercizi che possono risultare molto preziosi: infatti, aiutano ad addormentarsi più velocemente e migliorano la qualità del sonno.


I benefici dello stretching

Gli esercizi di stretching e meditativi, come quelli tipici dello yoga e del tai chi, comportano un miglioramento della qualità del sonno che, a sua volta, si traduce in un miglioramento della qualità della vita. Ma per quali ragioni lo stretching ha questi effetti benefici sul sonno? Probabilmente per un insieme di motivazioni. Innanzitutto, aiuta a focalizzare la propria attenzione sul respiro e sul corpo invece che sui fattori di stress della giornata. Questa maggiore consapevolezza corporea aiuta a sviluppare una consapevolezza più generale, che è stata riconosciuta come uno dei fattori che favoriscono un sonno migliore. In secondo luogo, lo stretching offre potenziali benefici fisici, aiutando ad alleviare la tensione muscolare e a prevenire eventuali crampi che possono disturbare il sonno.


Lo stretching può anche essere utile per migliorare le rigidità alle ginocchia e andrebbe fatto subito dopo l'allenamento. Ma esistono altre azioni da compiere dopo essersi allenati.

I movimenti da compiere ogni giorno

È importante, però, non esagerare: se uno stretching moderato e mirato può aiutare a vincere l'insonnia, fare un grande allenamento prima di andare a letto può avere l'effetto opposto. Ecco cinque esercizi di stretching da aggiungere alla propria routine notturna per avere nottate più serene.


Ecco i 5 esercizi per DORMIRE BENE:


1. ABBRACCIO DELL’ORSO

Questo allungamento lavora sui romboidi e sui muscoli trapezi della parte superiore della schiena. Aiuta ad alleviare eventuali fastidi o dolori alle scapole.


Esecuzione

In posizione eretta. Inspirare e aprire le braccia. Espirare e incrociare le braccia, abbracciandosi. Respirare profondamente mentre si preme con le mani sulle scapole, per cercare di portare le spalle in avanti. Mantenere questa posizione per 20/40 secondi. Per rilasciare, inspirare e aprire le braccia all'indietro. Espirare e ripetere con il braccio sinistro in alto.


2. ALLUNGAMENTO DEL COLLO

Questi allungamenti aiuteranno ad alleviare la tensione nella testa, nel collo e nelle spalle. Cercare di concentrarsi sul mantenimento di una buona postura quando si eseguono queste operazioni.


Esecuzione

Sedersi su una sedia comoda. Portare la mano destra in cima alla testa o all'orecchio sinistro. Portare delicatamente l'orecchio destro verso la spalla destra, mantenendo questa posizione per cinque respiri. Ripetere sul lato opposto.

Poi girarsi per guardare oltre la spalla destra, mantenendo il resto del corpo rivolto in avanti. Mantenere questa posizione per cinque respiri. Ripetere sul lato opposto.

Abbassare il mento al petto, tenendolo lì per cinque respiri.

Ritornare in una posizione neutra e lasciare che la testa ricada delicatamente all'indietro per cinque respiri.


3. ALLUNGAMENTO LATERLE IN GINOCCHIO

Questo allungamento aiuta a sciogliere i muscoli della schiena, alleviando il dolore e il disagio.


Esecuzione

Mettersi in ginocchio davanti a una sedia, un divano o un tavolino, se si vuole sistemando una coperta o un cuscino sotto le ginocchia, per una maggiore comodità. Controllare che le ginocchia siano direttamente sotto i fianchi. Allungare la colonna vertebrale, tenendo le mani in appoggio sulla superficie scelta, mentre spingete lateralmente il bacino alternando fianco destro e sinistro. Mantenere per 20/40 secondi la spinta laterale del bacino. Ripetere da una a tre volte.


4. POSIZIONE DEL BAMBINO

È un allungamento a riposo, perfetto per sintonizzarsi sul proprio respiro, rilassare il corpo e ridurre lo stress. Aiuta anche ad alleviare il dolore e la tensione alla schiena, alle spalle e al collo.


Esecuzione

Mettersi in ginocchio, seduti sui talloni. Fare cerniera sui fianchi per piegarsi in avanti e appoggiare la fronte sul pavimento (se possibile o mantenere la massima chiusura del tronco sulle coscie). Allungare le braccia davanti a sé con palmo a terra o avvicinare le braccia al corpo con dorso delle mani a terra. Si può usare un cuscino o un cuscino sotto le cosce o la fronte per un supporto extra. Inspirare profondamente mentre si mantiene la posizione, portando l'attenzione su qualsiasi area di disagio o tensione nella schiena. Mantenere questa posizione per un massimo di 5 minuti. Si può entrare in questa posizione anche tra un esercizio di stretching e l'altro per dare riposo al corpo.


5. AFFONDO BASSO

Questo affondo allunga i fianchi, le cosce e l'inguine. Aprire il petto aiuta ad alleviare la tensione e il dolore in quest'area, così come a livello di schiena e spalle. Cercare di rimanere rilassati quando si esegue questa posa e di non sforzarsi troppo.


Esecuzione

Entrare in un affondo basso con il piede destro sotto il ginocchio destro e la gamba sinistra distesa all'indietro, mantenendo il ginocchio sul pavimento. Portare le mani sul pavimento sotto le spalle, sulle ginocchia o verso il soffitto. Respirare profondamente, concentrandosi sull'allungamento della colonna vertebrale e sull'apertura del petto. Sentire la linea di energia che si estende attraverso la sommità della testa. Mantenere questa posizione per cinque respiri. Ripetere sul lato opposto.



Prof. Enrico Olivieri

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