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Aggiornamento: 25 gen 2022


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Per valutare il grado di allenamento aerobico a cui è sottoposto un individuo durante la lezione di aerobica ci serviamo di un unico parametro: il battito cardiaco. La frequenza delle pulsazioni cardiache a riposo di un individuo varia dai 65 ai 75 battiti al minuto a seconda del sesso; solitamente la donna ha un valore più alto, con l'avanzare degli anni la frequenza cardiaca aumenta. Il parametro su cui misuriamo le nostre capacità aerobiche è dato dalle pulsazioni cardiache in un minuto: con questo dato noi siamo in grado di individuare la zona di allenamento aerobico su cui stiamo lavorando. Per rilevare quindi il battito cardiaco è necessario individuare le arterie che si ascoltano con più facilità, precisamente l'arteria carotidea e l'arteria radiale (quella del polso). Qui si appoggiano i polpastrelli del dito indice e medio esercitando una leggera pressione.

Trovata la pulsazione si contano i battiti cardiaci per 10 secondi, poi questo valore si moltiplica per 6 ottenendo così i battiti al minuto. Fin qui sembra tutto elementare, ma vi assicuro che non è così. Ho fatto questa premessa perché troppo spesso le persone fanno allenamenti stancanti, perché probabilmente credono di ottenere risultati migliori, ma per avere il fenomeno "dimagrimento" è sufficiente lavorare ad una frequenza cardiaca compresa tra il 65% e il 75%. I valori sono ricavati da una semplice formula che è stata applicata dal Dott. Kenneth Cooper.

Il punto di partenza è di 220 battiti per minuto (i famosi b.p.m.) che corrisponde alla soglia massima raggiungibile dalle pulsazioni cardiache di un soggetto sano; quindi viene sottratto a questo valore l'età del soggetto esaminato, ottenendo così la frequenza cardiaca massima (f.c.m.) del soggetto stesso.

Da questo valore ottenuto si calcola il 65% che starà ad indicare la soglia dei battiti cardiaci in cui un soggetto principiante deve iniziare il lavoro aerobico. Calcolando il 75% si otterrà la soglia limite del lavoro aerobico delineando così i margini di allenamento. Esempio: soggetto di 30 anni

220 - 30 = 190 (f.c.m. del soggetto) 60% di 190 = 114 b.p.m. (soglia di inizio) 80% di 190 = 152 b.p.m. (soglia limite)

Consiglio vivamente per soggetti allenati di non superare il 75% della propria frequenza cardiaca, per un principiante cominciare dal 60%, per poi aumentare gradualmente. Usate il cardiofrequenzimetro quindi... non vorrete far scoppiare il vostro cuore inutilmente.


Prof. Enrico Olivieri

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Aggiornamento: 25 gen 2022


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Finora si è visto il piede esclusivamente nella sua funzione statica, come struttura portante e fondamentale per il sostegno del peso del corpo. Ma il piede è anche e soprattutto elemento dinamico, indispensabile nell’assicurare la locomozione attraverso la sua capacità ritmica di rilassarsi e irrigidirsi adattandosi al terreno su cui camminiamo.

Lo studio della biomeccanica ci ha permesso di capire il comportamento podalico durante il cammino, per cui il piede nello svolgere questa funzione viene associato ad “un’elica a passo variabile”. Questo tipo di meccanismo rende possibile ogni forma di adattamento del piede al suolo, tale da poter affermare che “la verità del moto specifico dell’uomo è nascosto fra le spire di un’elica” (R. Paparella Treccia).

Nel processo locomotorio, il piede a contatto diretto con la forza gravitaria tramite la reazione dal suolo, ha un ruolo fondamentale, venendo a patti con la gravità: ora è filogravitario, ora è decisamente antigravitario. Nella fase iniziale del passo appoggia sul terreno soltanto parte della superficie del calcagno; con l’ampliarsi del contatto si rilassa completamente sotto l’azione gravitaria.

Con la suddivisione della struttura in "piede astragalico" e "piede calcaneare", si pone in evidenza la funzione spaziale e gravitaria del piede.

Il piede astragalico si articola con la gamba ed è composto dall'astragalo, dallo scafoide, dai tre cuneiformi, dal primo, secondo, terzo metatarso e le corrispondenti dita. Trasmette le sollecitazioni ponderali dalla gamba al piede, ed è per questo motivo conside

rato la parte mobile del piede, definito quindi come " piede dinamico".

Il piede calcaneare comprende il calcagno, il cuboide, il quarto e quinto metatarso con le corrispondenti dita, è denominato "piede statico”.

La connessione fra piede astragalico e piede calcaneare è realizzata dal legamento a siepe e dall’artrodia fra cuboide e terzo cuneiforme con le faccette articolari a geometria elicoidale, che funge pertanto da fulcro per i movimenti di prono-supinazione avampodalici.

La funzione combinata di questi due elementi genera durante lo svolgersi del passo un moto retro-avampodalico a “geometria elicoidale”.

Nella presa di contatto con il terreno le ossa tarso-metatarso si svolgono con moto elicoidale, rilassandosi. In questa fase il piede è filogravitario; non s'oppone alla gravità, ma l’utilizza per adattarsi sulla superficie d'appoggio. Il piede è qui principalmente un organo di senso che informa il cervello sulla propria posizione spaziale e sulle caratteristiche della superficie di appoggio.

Nella fase di propulsione le ossa tarso-metatarso si avvolgono con moto elicoidale, irrigidendosi. Nella propulsione, il piede s’oppone attivamente all'azione immobilizzante della gravità. La sua funzione è quindi antigravitaria e si comporta come organo di moto.

Questo alternarsi non è casuale ma rispetta la legge che governa il piede, poiché l'efficienza del sistema antigravitario podalico è fondata sul principio dell'alternanza fra rilassamento e irrigidimento.

Nella biomeccanica del piede il "dispositivo centrale" di controllo della gravità è il complesso articolare periastragalico (retropiede) composto da:

articolazione tibio-peroneo-astragalica;articolazione sotto-astragalica posteriore (astragalo-calcaneare)articolazione sotto-astragalica anteriore (astragalo-scafoidea)articolazione medio-tarsica o di Chopart (astragalo-scafoidea + calcaneo-cuboidea)

Si ha una diminuzione della volta e quindi un atteggiamento in pronazione quando le due unità anatomiche, piede astragalico e piede calcaneare, mediate dal complesso periastragalico, determinano un rilassamento e quindi uno srotolamento dell’elica ed un aumento del suo passo, con la rotazione all’esterno del retropiede e all’interno dell’avampiede.

Si ha un innalzamento della volta e quindi un atteggiamento in supinazione quando le due unità anatomiche, mediate dal complesso periastragalico, determinano un irrigidimento e quindi un riavvolgimento dell’elica con conseguente riduzione del suo passo con rotazione all’interno del retropiede ed all’esterno dell’avampiede.

L’equilibrio e la continua, variabile e ritmica alternanza tra rilassamento ed irrigidimento determina la nostra postura in movimento, concatenando in modo armonioso e sinergico le articolazioni di volta in volta interessate e raggruppate in un unico insieme e perciò in una catena definita come catena cinetica del piede.           

Nel piede quindi il legame fra senso e moto si esprime con un condizionamento reciproco: il senso dirige il moto e il moto modula il senso. Dai centri nervosi sono elaborati i comandi per l’azione motoria dove il piede prende parte come organo di moto. A sua volta però su tali comandi agisce istante per istante l’azione dell’ambiente dove è predominante la forza di gravità: per mezzo dell’attività recettoriale e meccanismi a feedback i centri superiori collocano l’azione nel contesto ambientale, controllando la sicurezza e la qualità del movimento. Nel contesto dei segnali retroattivi di feedback il piede si colloca come organo di senso, rappresentando costantemente l’interfaccia fra noi e l’ambiente. Si configura così il servomeccanismo antigravitario che rappresenta l’espressione dell’attività regolatoria del sistema tonico posturale.

Tutto ciò rappresenta ovviamente una condizione “ideale”, auspicabile ma difficilmente realizzabile, soprattutto nella realtà odierna in cui l’utilizzo sempre più sproporzionato di calzature incongrue può facilmente alterare questo complesso sistema, andando a ridurre qualitativamente l’attività sensoriale e motoria del piede. Allo stesso tempo gli interventi rieducativi e riabilitativi non possono limitarsi alla semplice correzione meccanica, vedi l’utilizzo di plantari correttivi nel piede piatto, ma tenere in debita considerazione la fondamentale azione sensoriale podalica.



Bibliografia 

Ronconi P., Ronconi S., 2012, Trattato di biomeccanica podalica, Timeo Editore, Bologna.


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